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Biografia di Sergio Tarquinio
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Da leggere sull'artista o dell'artista :
* Storia del West, diffusé en France dans les années 70 sous le titre La Route de l'Ouest, réédité depuis 2012 par les Ed. Clair de Lune.* Sergio Tarquinio, in catalogue XVII congresso internazionale dell'ex libris Lugano, Ed. A cura della BNEL, Como, 1978.
* Robe de na voolta, Cinque secoli di tradizioni, usanze, proverbi cremonesi, Luciano Dacquati, Ed. De Lo sport cremonese, déc. 1980.
* Catalogue de l'exposition Xilografia au Musée Villa Croce de Génes, 1995.
* Catalogue de l'exposition Attraverso l'immagine, Pagine del '900 nelle riflessioni critiche di Elda Fezzi, au Centre culturel Santa Mara delle Pietà, Crémone, 1995.
* Catalogue de la première biennale de gravure de Crémone, 1999. L'artiste participera régulièrement aux Biennales suivantes.
* Catalogue de l'exposition collective Grafica ed Ex libris à Casale Monferrato, 1999.
* Catalogue de la IV Biennale d'art graphique de Venise, 1999.
* Catalogue de l'exposition de l'artiste, L'opera incisa, Donazione al Museo civico Ala Ponzone di Cremona, Vladimiro Elvieri, Ed. Museo civico di Cremona, 2002.
* Catalogue de l'exposition de l'artiste, Sergio Tarquinio - Un disegnatore per l'avventura, S. Costa, L. Marciano, I. Tamagnini, Ed. A.N.A.F.I., Reggio Emilia, 2005.
* Sergio Tarquinio, in Gli ex libris italiani del novecento - evoluzione e mutazione, Egisto Bragaglia, Ed. Tipoteca Italiana, 2006.
* L'incisore inciso, Sergio Tarquinio a colloquio con Vittorio Cozzoli, Persico Editore, 2008.
* Sergio Tarquinio - Non solo illustrazione, Priamo Pedrazzoli, in revue Inpressioni, an 2 n°3, printemps 2011, Grafica Insieme, 2011.
* Sergio Tarquinio in revue Grafica d'Arte, n°96 oct.-déc. 2013.
Sito web :
Pas de site internet dédié à cet artiste.Saperne un po' di più :
Documento manoscritto
Document en reproduction / Ce document n'est pas à la vente
Testo di Vladimiro Elvieri per un libro di prossima pubblicazione.
26 novembre 2019
« A chi mai potrebbe oggi interessare un libro sulle mie xilografie a legno perso ? » Questa l’amara riflessione dell’amico Sergio Tarquinio, fine disegnatore, incisore e pittore cremonese (classe 1925), in una nostra recente conversazione. Del resto, In Italia, l’incisione non ha mai goduto dell’attenzione riservata alla pittura o alla scultura, a causa di una fraintesa interpretazione della sua funzione riproduttiva prima e della diffusione sul mercato di stampe non originali poi. Va aggiunta, inoltre, la scarsa conoscenza da parte del pubblico di un’arte ritenuta, a torto, ormai obsoleta, nonostante tutti i capolavori d’invenzione realizzati, dal 1400 ai giorni nostri, dai più grandi maestri della storia dell’arte, tra i quali Picasso, Hayter, Goya, Piranesi, Canaletto, Rembrandt, Dürer, ecc., attraverso le sue infinite tecniche, da quelle calcografiche a quelle a rilievo, ed altre, inventate dagli stessi autori per renderle più congeniali ai fini espressivi; artisti la cui opera incisoria può essere considerata a tutti gli effetti pari, se non superiore in alcuni casi, per importanza a quella pittorica, senza considerare la grande diffusione delle immagini a stampa e la conseguente influenza reciproca fra gli artisti.
In un clima di disinteresse quasi generale per l’arte a stampa, ridotta al ruolo marginale di « arte minore », iniziava il suo percorso artistico da autodidatta Sergio Tarquinio, la cui grande passione, unita ad una intelligenza riflessiva e allo studio dell’arte, della Letteratura e della Filosofia, bastava per superare ogni difficoltà d’ordine tecnico, riempiendone lo spirito affamato di bellezza e di mistero alla vista dei primi risultati ottenuti. Fin dagli inizi, la « tecnica » risulta elemento fondamentale per Tarquinio, il quale ne svela le possibilità attraverso un costante studio dei materiali, dai vari tipi di legno per le xilografie, ai metalli per le calcografie, alle pietre per le litografie. L’acquisizione della tecnica prevede non solo l’abilità di maneggiare strumenti e materiali, ma anche l’accumulo di un bagaglio di saperi legati al vissuto quotidiano, che affluiscono dentro l’esperienza artistica. Sappiamo quanto tempo è stato necessario (fino alle soglie dell’era moderna) affinché la tecnica e la materia potessero affrancarsi dai pregiudizi dell’Idealismo.
Nella xilografia tradizionale a colori, generalmente si incidono tante lastre quanti sono i colori da imprimere sul foglio. Le parti incise rimangono bianche in stampa, mentre, per mezzo di rulli si inchiostrano i rilievi. Nella xilografia a legno perso, il procedimento prevede l’intaglio progressivo di un’unica matrice, alternativamente alla stampa di ciascun colore. Tarquinio, in piena autonomia, scopre tale tecnica che gli svela affascinanti mondi sconosciuti, immagini inedite, connaturata com’è al proprio carattere e alla sua innata, e affinata nel tempo, manualità. Una « mano pensante » che conosce facendo, e che fa sempre più sapendo. La sua abilità disegnativa e incisoria gli ha permesso di affrontare qualsiasi sfida dei vari linguaggi, per giungere ad elaborare, liberatosi dal lavoro di illustratore, una visione sempre più interiore, una immagine che ne identifica profondamente la complessa personalità. Qui, il colore non è un banale accessorio decorativo, ma parte essenziale ed espressiva dell’opera. La difficoltà di elaborazione di tale tecnica, nella quale ogni ripensamento è bandito nell’affrontare l’intaglio della matrice per il successivo colore, la dice lunga sul numero limitatissimo di incisori che l’hanno adottata per un numero non esiguo di prove: In Italia, nel ‘900, oltre a Tarquinio, ricordiamo, fra i maggiori, il trentino Remo Wolf. Nel secondo dopoguerra, alcuni anni dopo le prime esperienze di Tarquinio con la xilografia a legno perso, anche Picasso (nel 1959), avendo intuito le grandi possibilità che poteva offriva tale metodo, aveva inventato la tecnica della linoleografia a colori con una sola matrice, dissimile solamente per l’uso del più morbido linoleum al posto del legno, per una serie di lavori impressi ad opera del suo stampatore Hidalgo Arnera, per mezzo di una macchina da stampa meccanica a cilindri del 1912. Tale tecnica verrà adottata dall’artista catalano, soprattutto nel 1959 e nel 1962.
Dagli inizi fino al 1954, i temi delle opere dell’artista cremonese riguardano soprattutto i pescatori e le umane vicende legate al suo fiume (il Po), gli ultimi, i diseredati e la loro realtà quotidiana fatta di fatica e di povertà, vissuta però con dignità. Tra il 1954 e il 1955 iniziano le « demolizioni », le « cattedrali abbandonate », le « frane » e i « resti » di un mondo che sta cambiando rapidamente sotto i suoi occhi, portandosi via, in nome del « progresso », interi quartieri, pregni di un passato ricco di luoghi e di storie della sua giovinezza. Il 1964 è un anno fondamentale per Tarquinio: visita la Biennale d’Arte di Venezia dove scopre la Pop Art americana, che rivoluziona la sua visione del mondo e influenza i successivi lavori. Prosegue, inoltre, la sua rivisitazione del mondo classico in chiave satirico-onirica. Verso la fine degli Anni ’80, inizia la serie delle cosiddette « gabbie della memoria », in cui, oltre alla denuncia della perdita d’identità dell’uomo, la schiavitù dei ricordi ossessivi, anche dolorosi, si traduce in immagini. Il periodo più recente lo vede impegnato nel tentativo di emanciparsi dalle « ombre » , spezzare finalmente le catene per ristabilire un nuovo ordine nel caos del mondo e far emergere le più intime ragioni dell’esistenza.
I curatori del presente volume, Priamo Pedrazzoli e Giovanni Daprà, hanno il merito di avere posto all’attenzione del pubblico degli estimatori dell’arte a stampa un aspetto certamente non secondario nella produzione grafica di Sergio Tarquinio. Il loro notevole lavoro di ricerca mette per la prima volta in evidenza quella che per Tarquinio è sempre stata una tecnica privilegiata nella rappresentazione della sua poetica: la straordinaria cromoxilografia a legno perso.
Francobollo :

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Vedere e scoprire
Oltre alle opere attualmente in stock, mi è sembrato utile di darli a vedere o conoscere altre opere degli artisti rappresentati nella galleria. Queste parti, oggi vendute o ritirata della vendita, sono state nello stock della galleria in un passato recente.
Questa pagina permetterà certamente ad alcuni uni fra voi di mettere un'immagine su un titolo o l'inverso, ad altri semplicemente di scoprire un po'più sull'opera di tale o tale artista, o semplicemente per il piacere degli occhi !

Manifestamente artisti
L'arte e gli artisti si mettono in mostra : manifesti, gallerie, musei, esposizioni personali o collettive. Sui muri o nelle vetrine, sagge o ribelli, i manifesti avvertono, commentano, mostrano. Alcuni sono stati composti da un artista in occasione di un avvenimento particolare, altri, austeri, non hanno che la lettera.Alcuni sono stati creati con la tecnica litografica, la maggior parte sono delle semplici riproduzioni offset. Numeroso sono quelli che amano collezionare questi rettangoli d'arte, su carta lucida o opaca, monocrome o con differenti colori, con molte parole o quasi mute. Vi presentiamo riuniti qui di seguito i manifesti (francesi e stranieri) in omaggio agli artisti presenti sul nostro sito (327 ). Tra questi ultimi, alcuni non hanno ancora il « loro manifesto », che viene quindi sostituito da un catalogo d'esposizione o da una rivista. Siamo felici di poter rendere omaggio, grazie a questa rubrica, alcune gallerie mitiche come Denise René, Louis Carré, Claude Bernard, Berheim Jeune, Maeght, Pierre Loeb e moltre altre ancora.
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